Stephen Hawking è un laureato in fisica che ha ottenuto un dottorato a Cambridge. Siamo nel 1963 e il futuro per lui si prospetta radioso, è un ragazzo brillante e ha appena conosciuto Jane. Un colpo di fulmine che supera la contrapposizione della grande fede in Dio di lei e quella nella scienza di lui.
L’arrivo di una malattia degenerativa per Stephen cambia drammaticamente il corso degli eventi. Ma non tanto quanto ci si aspetterebbe.
Film di grande intrattenimento questo di John Marsh, eccessivo nel sentimentalismo, che fa commuovere soprattutto al pensiero che si tratta di una storia vera. L’evoluzione dei due protagonisti lungo il corso della vita porta sempre più ad allargare i confini di quello che è importante nell’esistenza dell’uomo. Dalle rigide posizioni giovanili il corso della vita e l’amore finiscono per allargare i confini della conoscenza e dell’accettazione anche a quello che non è scientificamente provato, alla fede in Dio. E’ cosi che tutto diventa possibile, la presenza dell’amore e della fiducia nella vita possono ribaltare anche le previsioni scientifiche, e permettere a duna vita di prolungarsi ben oltre i due anni previsti. La mia riflessione sul dualismo scienza e fede che il film descrive nella storia che racconta, è che le verità scientifiche cambiano e sono sempre cambiate nel corso dell’evoluzione umana, mentre i pilastri su cui si fondano tutti gli insegnamenti spirituali sono sempre rimasti gli stessi nel tempo. E mi piace pensare a questa continuità che è quello che può aiutare a vivere le contraddizioni della vita di tutti i giorni.