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A Brema, Ali, anziano vedovo, offre ad una prostituta di lasciare il lavoro e vivere con lui, stipendiata. La donna è turca come Ali, e ha una giovane figlia in Turchia, Ayten, che ha fatto perdere le tracce di se.Il figlio di Ali, Nejat, cerca di rintracciare la giovane ragazza; parte per la Turchia dove una serie di avvenimenti, legati alle proteste dei movimenti di sinistra stanno creando problemi nelle piazze. Una serie di eventi che si intrecciano e che rischiano di farlo si susseguono, anche in modo drammatico.
Fatih Akin pone l’azione tra Turchia e Germania, in un continuo rovesciamento del fronte, e divide la storia in 4 capitoli, nei quali alternativamente cambia il protagonista. L’intreccio è piuttosto complesso, si tratta di storie complesse e concatenate tra loro anche se molto spesso finiscono per non convergere. Eppure vanno avanti ugualmente. È questa l’idea che emerge dal film: i protagonisti sono tutti impegnati in una ricerca identitaria, perché giovani o perché non integrati realmente nel territorio o perché non integrati nel sociale, e apparentemente gli eventi che sono sempre sul punto di accadere sembrano poter indirizzare questa ricerca verso un risultato definitivo. E i risultati sono sempre definitivi, sia che gli eventi accadono sia che non accadano. Se l’idea sembra essere quella di un destino ineluttabile, allo stesso tempo è importante fare quel percorso che porta a quel destino, perché è durante quel percorso che si svolge la vita.

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