L’umanità che Aitkrn vede sulla spiaggia di Venice Beach, in California, è caratterizzata da una sostanziale solitudine: la vita di ognuno scorre immersa nel proprio flusso di pensieri ed emozioni. Quello che tutti condividono è il testo di una canzone rituale prodotto da intelligenza artificiale, le cui parole scorrono in slow motion tra le labbra dei soggetti inquadrati. La giornata sulla spiaggia porta continui cambiamenti, ma l’unica cosa che sembra unire tutte le persone presenti è i richiamo tecnologico, non solo della musica, ma anche del telefono, che finisce per diventare lo spunto per un lavoro di suddivisione del video in mosaico. Lo schermo si trasforma così in un caleidoscopio di piccoli eventi che si moltiplicano riflessi, a rappresentare la frammentazione delle esistenze presenti nel cortometraggio; in realtà si tratta di una video installazione che in questa occasione viene proposta come un cortometraggio. Frammentazione e ripetizione, concetti che emergono in questo lavoro cupo, vagamente distopico sorretta da una certa bellezza compositiva. In questo conflitto risiede, in ultima analisi, il cuore del lavoro.