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Alex e Nica sono due viaggiatori che decidono di fare un trekking tra le montagne della Georgia prima di sposarsi al rientro negli Stati Uniti. La coppia di trentenni si affida ad una guida locale e parte per l’avventura fatta di silenzio, luoghi incontaminati e finirà per incappare in un episodio che metterà in crisi il loro rapporto.
Julia Loktev affronta il tema della relazione di coppia portando in scena due giovani adulti qualunque. Viaggiatori low budget che visitano i luoghi con l’intenzione di aggiungerne un altro alla loro lista più che di entrare in contatto con il territorio e i suoi abitanti. È un modo di relazionarsi che rispecchia una certa superficialità nei rapporti, anche il loro, caratterizzato da dialoghi banali e dal ricorso al sesso come unico modo per stabilire un vero contatto. Ma di fronte ad un evento imprevisto, improvvisamente la prospettiva con cui si guardano cambia radicalmente e la stessa incapacità di confrontarsi sembra destinare la relazione verso un punto di non ritorno, che non necessariamente coincide con la separazione, il finale rimane aperto in tal senso. In sostanza la Loktev ci mostra quanto possano essere oppressive certe relazione mai realmente approfondite, e per farlo usa lo spazio e l’inquadratura. Il territorio dei monti del Caucaso è vasto, ma viene messo in scena solo in campi medi, o in campi lunghi finendo per appiattire i protagonisti sullo sfondo. Questo senso di oppressione è alimentato dai dialoghi scarsi e dal tempo narrativo molto lento, quasi in realtime. Indubbiamente il film riesce a comunicare questa sensazione di sottile disagio, inascoltata che è sempre pronta ad emergere e ad alterare per sempre l’equilibrio, un copione che caratterizza di frequente le relazioni interpersonali.

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