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Sul pianeta Altair 4, una missione spaziale aveva fatto perdere le tracce di sé. Venti anni dopo, nel 200, una spedizione parte con lo scopo di salvare i superstiti. Sul pianeta, però, è rimasto solo il dott. Morbius, che insieme alla figlia Alta e al robot Robby, vive i suoi giorni studiando e ben contento di essere lontano dalla terra. L’invito della missione di tornare sulla terra viene dunque rifiutato dal dott. Morbius, che non può evitare che tra il comandante della spedizione e la figlia sbocci l’amore. Morbius deve fare i conti con i suoi “mostri” interiori che su Altair sono capaci di materializzarsi.
Un film di fantascienza classico, quello di Fred McLeod Wilcox. Siamo nel 1956 è il genere rimane ancora su un piano narrativo psicologico, più che su quello delle battaglie come avverrà dopo. In particolare, questo film è ispirato a La tempesta di Shakespeare e mette in mostra un risvolto psicoanalitico non da poco, considerato il periodo. Inoltre, il tema del progresso è affrontato con i dubbi che sono rimasti tali nel tempo: quanto è positivo l’avanzamento tecnologico e quanti danni può portare? Soprattutto, l’uomo è in grado col suo livello evolutivo di farne buon uso?
Ho voluto vedere questo film perché interessato alla colonna sonora dei Barron, forse uno dei primi esempi di musica elettronica, che gli autori realizzarono grazie ad elaborazioni su nastro.

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