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reagire alla paura in modo disfunzionale

Kay è una ragazza che vive in un suo mondo fatto di riti e pensieri magici. Uno di questo vuole che incontrerà un ragazzo particolare con il quale inizierà una grande storia d’amore. Effettivamente incontra Louis con il quale inizia che sembra andar bene finchè irrompe nella loro vita Sweetie, la sorella molto problematica di Kay. Dalla convivenza forzata del nucleo di cui fa parte anche il fidanzato di Sweetie si sviluppano una serie di situazione che mettono in crisi tutti i rapporti e per ultimo sfociano in tragedia.
Jane Campion racconta una storia di un nucleo familiare disfunzionale, nel quale emerge la paura come motivo dominante che caratterizza lo stile di vita di ciascuno dei componenti. Kay è letteralmente bloccata e compie gesti di autosabotaggio per evitare di incontrare possibili sofferenze future, mentre Sweetie reagisce con una esuberanza incontrollata, esito di una sofferenza psichiatrica tanto evidente quanto non riconosciuta dalla sua stessa famiglia. Modi di reagire opposti che nella loro radicalità non fanno che continuare ad alimentare il disagio e che solo la tragedia finale forse riesce in qualche modo ad interrompere. Efficace ed interessante il modo in cui la Campion racconta questa storia tragica scegliendo una distanza che le permette di far emergere il grottesco da una situazione che è per certi versi comica, senza depotenziare l’aspetto drammatico, certamente preponderante.