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Rike è una dottoressa che lavora sulle ambulanze, e decide di prendersi una vacanza dallo stress che quest’attività le procura. Parte in solitaria di Gibilterra con la sua barca a vela verso la mitica Isola dell’Ascensione, nell’Oceano Atlantico. Il viaggio si ferma quando incrocia un barcone di migranti.
Wolfgang Fischer dirige questo film che tratta un tema decisamente attuale, scegliendo una scenografia eccezionale, il mare, e il silenzio, dialoghi quasi del tutto assenti e traccia sonora composta essenzialmente dai rumori di fondo. La protagonista e gli occupanti del barcone condividono un’idea, quella di raggiungere una terra promessa dove potersi ritrovare e ricominciare l’esistenza su un altro piano, e il loro incontro coincide con l’interruzione del loro viaggio. Ancora condividono l’impossibilità di agire, la necessità di dover fare affidamento su qualcun altro che puntualmente non arriva. Mi è sembrata questa la migliore chiave di lettura di questo film, quella di trovare gli aspetti che tutti i protagonisti possono condividere, mentre su questo si innesta la riflessione delle responsabilità individuali ed istituzionali, dove però la sceneggiatura sembra essere meno efficace, ricorrendo a soluzione poco credibili e senza entrare nello specifico.

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