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Stellet Licht si apre con una lunghissima sequenza di un’alba e si chiude con un altrettanto lunga sequenza di un tramonto

Nel mezzo la storia di Johan, sposato con Esther, con la quale ha 7 figli, che pur amando sua moglie si è innamorato di Marianne. Dice che lei è la sua donna naturale, che Esther fu un errore. Nonostante provi a staccarsi da Marianne, Johan finisce sempre per tornarci fino a che Esther esausta muore per un attacco di cuore.

Un film intenso, originale, con una bellissima fotografia, ambientato negli spazi enormi della campagna messicana, dove la natura domina. Alcune scene sono cariche di simbolismo e molto poetiche Il tema è quello della scelta, e il dolore che questo provoca, non solo a Johan ma a tutti quelli che gli sono intorno. Finché qualcun altro, visto il suo non scegliere, lo farà per lui

Tre personaggi schiacciati dal senso di colpa e dal dolore, che tentano di capire se il destino è nelle loro mani oppure è già scritto, e loro non sono altro che parte di un grande disegno. E di conseguenza, quanto tutto quello che accade è opera di Dio e quanto degli esseri umani.

Mi è piaciuto lo stile descrittivo del film, fatto di sequenze molto lunghe, con pochissimi movimenti di macchina, che invece si sposta continuamente per cercare un nuovo punto di vista, tra l’oggettivo e il soggettivo, quasi a voler trovare una soluzione al problema che tiene tutti in uno stato di blocco

Il film di Carlos Reygadas, che a tratti mi è sembrato lungo, colpisce per la capacita di indagare nel dolore e ricostruirlo in una quotidianità apparentemente scorrevole, ma che non risparmia nessuno. Tutti abbiamo bisogno di una figura a cui attaccarci per pensare di vivere meglio. Ma inevitabilmente scopriamo che questa figura non è mai abbastanza per soddisfare il nostro bisogno.