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Nella Londra di fine anni ’70 la destra nazionalista rivendica l’importanza dei nativi inglesi su tutti gli immigrati, in particolar modo sui neri che popolano Brixton. La sinistra e gli studenti universitari dall’altra parte contrastano a loro modo i movimenti di destra, anche con la musica. Il punk in quel periodo, soprattutto con i Clash da voce alla rabbia giovanile contro un sistema che non tutela tutto sommato nessuno della working class, generando scontento, disillusione e certa rassegnazione. Ray è un giovane perso nella sua incapacità di trovare un posto; è amico dei Clash e riesce a trovare anche da lavorare con loro, ma la sua scarsa propensione all’impegno e l’alcool mettono presto fine all’esperienza. Ray continuerà a seguire la band, ed emergeranno sempre più evidenti i conflitti. Quello di Jack Hazan e David Mingay è un film in parte documentario e in parte sceneggiato che ha la sua peculiarità nella partecipazione dei componenti dei Clash, sia in parti di finzione, sia durante le diverse esibizioni sui palchi di Londra prima e del Regno Unito poi. Film molto interessante per il suo valore storico, e che mostra anche l’evoluzione di una band, dai primi concerti con gli strumenti non del tutto accordati, agli spostamenti fatti all’interno di un’unica vecchia macchina per poi arrivare a palchi di ben altra fattura, con i membri ormai divenuti personaggi e con un pensiero politico che sembra non avere più la stessa purezza e forza dei primi anni. In questo senso il contrasto col protagonista Ray che svolge un quasi la funzione del grillo parlante, fa emergere, nel confronto con la sua visione del mondo, il cambiamento, che non è certamente esteriore, almeno non in apparenza, quanto nelle motivazioni che spingono Strummer e compagni.