Jack vive da quando è nato con la mamma in una casa formata da un unico ambiente. Old Nick che ogni tanto va a trovarli li tiene segregati da 7 anni in quella casetta prefabbricata situata nel giardino di una casa.
Quando il bambino comincia a essere sufficientemente grande può diventare un alleato della madre nel tentativo di fuggire da quella prigione.
Questo film di Lenny Abrahamsonl, tratto da un fatto di cronaca realmente accaduto, è diviso nettamente in due parti. Nella prima viene descritta la quotidianeità e la capacità di adattamento della coppia ad una situazione di costrizione, nella seconda il difficile processo di riadattamento alla vita “normale”. Entrambe hanno un forte carattere drammatico; se nella prima parte spicca la capacità registica di descrivere con continui capovolgimenti di campo il vissuto claustrofobico dei due protagonisti nella seconda la storia assume toni sentimentali, a volto poco credibili. Emerge forte l’attaccamento ad un periodo, quello dell’infanzia, che pur se vissuto in situazioni di disagio rimane impresso nel bambino e nella madre come un periodo nel quale si sviluppano grandi capacità di resilienza e dal quale è difficile separarsi. E’ necessario salutare quella parte di vita e riconoscere quello che di buono c’è stato prima di procedere nella crescita