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Tra le rovine del tempio di Rasho un monaco, un pescatore e un vagabondo cercano riparo dalla pioggia e raccontano di una storia accaduta poco prima. Un famoso bandito aveva assaltato un samurai, e dopo aver stuprato la moglie lo aveva ucciso. Davanti al tribunale ognuno esporrà una verità diversa.
Capolavoro assoluto di Akira Kurosawa, con il quale, grazie al Leone d’oro e all’oscar del 1951, il cinema giapponese si fa conoscere all’occidente. Il film di genere, dramma storico, riflette sul periodo storico dalla Giappone, periodo in cui il futuro è oscurato dalla disfatta bellica. Kurosawa mette lo spettatore al posto dei giudici del processo che si svolge, ed è proprio a lui che i protagonisti raccontano la loro versione della storia. Ognuno racconterà una versione diversa, spinto da motivi personali che riguardano la difesa del proprio onore. Pur di salvarlo arriveranno a raccontare una falsa verità. Questa drammatica presa di coscienza della situazione del momento, verrà solo nel finale in qualche modo riscattata dal gesto di umanità del pescatore, proprio quando la fiducia nell’uomo sembrava persa. In ogni persona c’è una parte di bene e di male, e riconoscerle entrambe è il difficile percorso che aspetta ad ogni essere umano.

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