Jacques salva Martha dal suicidio dal Pont Neuf di Parigi e inizia con lei un rapporto che si espliciterà in altri tre incontri notturni, alla stessa ora e allo stesso posto. I due giovani si conoscono meglio e in particolare Martha rivela la sua profonda delusione perché l’uomo che ama, dopo essere partito, al ritorno non l’ha contattata così come promesso. Jacques si innamora della ragazza, e traspone nel suo immaginario fatto di pittura astratta e registrazioni su nastro tutte le sue fantasie sul conto della loro storia.
Robert Bresson traspone Notti Bianche di Dostoevskij nel suo stile rigorose, sempre attento a porre lo spettatore nel ruolo che più gli compete: quello di osservatore neutrale. È il racconto di delusioni, quello della giovane che cerca nel suicidio la sua salvezza, e quella del protagonista che da voce alle sue inclinazioni artistiche come forma di riparazione dal dolore. La narrazione scorre rigorosa, senza nessun accenno a sentimentalismi; la mancanza di una colonna sonora, se si eccettuano due momenti diegetici in cui dei gruppi di ragazzi suonano insieme per le strade Parigi, è funzionale al progetto di distacco emotivo che opera Bresson, sempre attento a non cadere nel didascalico.
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