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una famiglia malata“Miss Violence” del regista greco Alexandros Avranas racconta il dramma di una famiglia di 6 persone dove la mancanza assoluta di relazioni la violenza e gli abusi sono il leit motiv quotidiano. Ed è un sistema dove tutti i componenti colludono, se non altro per mancanza di alternative, e che grazie a questo si perpetua nel tempo.
E’ certamente efficace lo stile descrittivo, la fotografia che supporta pienamente quella sensazione di freddezza e distacco che regna nel microcosmo familiare.
Riesce bene nel suo intento di fare entrare nella famiglia e nel suo ambiente chiuso e claustrofobico lo spettatore, che condivide la stessa sensazione di solitudine, e la mancanza un punto di riferimento sicuro, che spinge ognuno a non poter fare altro che contare su di se.
A differenza dei protagonisti, lo spettatore non conosce, almeno fino ad oltre meta film, i rapporti e i fatti che si svolgono all’interno della famiglia.
Questo lo mette in una condizione di assoluto disagio, paragonabile a quella dei componenti più piccoli della famiglia, che conosceranno soltanto verso il finale, quale tremendo destino li aspetta.
Diviene quindi impossibile empatizzare con uno dei protagonisti, o con qualsiasi altra vicenda del film. Non si creano le condizioni per sviluppare un emozione propria, di ribellione, o rabbia o reale dispiacere, in sostanza di dare sfogo e significato a tutta quella violenza a cui lo spettatore assiste.
Personalmente credo che questo film non porti nulla, a parte un carico di violenza fine a se stessa. Manca un indagine profonda dei legami e non è un film di denuncia ne anticipatorio e neppure catartico.
Un film dove la violenza e i bambini vengono usati per colpire lo spettatore senza dargli nulla in cambio.