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sul bisogno di controlloE’ iniziata la rassegna MedFilm Festival, con proiezioni che si tengono alla casa del cinema.
Ho visto questa sera “Le challat de Tunis” della regista tunisina Kaouther Ben Hania, presente in sala per il dibattito conclusivo.
Il film prende spunto da un fatto di cronaca avvenuto nel 2003, quando un anonimo in motorino nella stessa sera sfregiò undici donne.
Si disse volesse punire il modo inappropriato di vestire delle donne. Challat divenne così un simbolo di integrità morale cavalcato e temuto dalla popolazione tunisina.
Quello del film è un tentativo di ricostruire la storia, con il protagonista che fu prima accusato di essere Challat e poi rilasciato, e finisce per indagare sul rapporto tra uomini e donne nella cultura locale. Il bisogno di controllo degli uomini sulle donne, bisogno divenuto più necessario in quanto le donne delle nuove generazioni con i loro costumi più liberi si allontanavano troppo dal modello di riferimento che nel film è rappresentato dalla mamma del presunto Challat.
Il tutto raccontato con una chiave ironica di fonda che ben si incastra coi momenti di alta tensione causati dai frequenti scontri verbali del film.
Bella la sceneggiatura, sempre in bilico tra la finzione e documentario, il cosidetto “Mockumentary” (falso documentario) caratterizzata da un forte realismo. La presenza nel film di personaggi che hanno realmente vissuto la vicenda, l’ambientazione nel tessuto sociale povero del paese, dove vengono mostrate usanze e scene di vita quotidiane tra primi piani strettissimi e ritmi serrati rende il film piacevole e coinvolgente. Hanno molto da raccontare i cineasti di questi paesi, per anni chiusi in regimi poco permissivi, ed hanno anche tanto da mostrare perché c’è ancora tanta vita di tradizioni antiche in molti quartieri delle loro città.