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counseling migliora la vita

la speranza nella tragediaMartina ha 9 anni, vive con la sua famiglia in un casolare sugli appennini emiliani. Martina non parla più da quando le è morto un fratellino appena nato tra le braccia, è vispa, osservatrice, aspetta la nascita del novo fratellino come volesse riparare all’evento occorsole. E’ lei che ci guida lungo i fatti che si svolgono. La sua è una famiglia di contadini, che poco ha a che fare con gli eventi drammatici della guerra che si sta svolgendo sullo sfondo. Lavorano la terra, allevano gli animali, e tra quelle montagne il senso di quel conflitto in corso non si coglie. La loro unica preoccupazione è di preservare l’integrità familiare. Presto fanno la comparsa i partigiani, che hanno a cuore l’integrità del paese e dei diritti, e convincono gli uomini più giovani a seguirli per difendere le loro terre. Così il rapporto coi tedeschi che a loro volta hanno il bisogno di preservare la loro vita, giovani e in paese straniero, si deteriora sempre più. Se al principio, pur se con le dovute distanze esisteva un codice di rispetto per donne anziani e bambini, e addirittura si condivideva del cibo l’aumentare delle imboscate partigiane alimenta la paura dei tedeschi che cominciano a reagire con le stragi di massa. Martina riuscirà a salvarsi da quella che è nota come la strage di Marzabotto e a salvare il neonato fratellino; questo compito così importante che si assume in un frangente così drammatico le restituisce la voce e la speranza. Film che racconta la guerra rigorosamente dalla parte di chi non c’entra nulla. Giorgio Diritti accentua questo distacco facendo recitare i suoi attori tutti in stretto dialetto emiliano sottotitolato. E gli eventi tragici della violenza della guerra sono descritti con un lento avvicinamento del campo di ripresa della macchina: in campo lungo, quasi in modo asettico al principio, per spostarsi sul volto delle vittime e dei carnefici nel finale. Non c’è spazio per sentimentalismi, tutto scorre in modo asciutto e cruento, e la sensazione che si respira, che tutti,- donne, bambini, uomini, partigiani, e tedeschi, siano tragicamente partecipi di eventi più grandi di loro -, rende speciale questo film sui fatti di guerra del 1943 nell’appennino emiliano. Una vista diversa per un film molto bello che descrive il dolore atroce di quei momenti e invita a sospendere il giudizio sulle azioni e sui personaggi mostrati.