Il lavoro di Alice Rohrwacher è diviso in due parti piuttosto nette, la prima quella più lirica è la ricostruzione della vita dei contadini nel podere, la seconda è il ritorno al contemporaneo dove a tratti i personaggi faticano a calarsi in quella parte straniante che è la cifra linguistica di tutto il film, e dove la presenza di attori diviene preponderante rispetto a quella dei non professionisti cosi efficace nella prima. E’ una fiaba amara sulla bontà necessaria in un mondo che pur cambiando nel tempo, negli oggetti, nelle apparenze mantiene la logica dell’oppressione verso il più debole, creando una ripetizione infinità. Mantenere la capacità di amare, l’integrità morale e la fedeltà ai valori più importanti permette di passare quasi indenne attraverso il gioco dei poteri attuato costantemente dagli uomini. Una rivisitazione in chiave favolistica di san Francesco e anche un forte rimando al neorealismo Zavattiniano di Miracolo a Milano
Lazzaro Felice di Alice Rohrwacher
Il lavoro di Alice Rohrwacher è diviso in due parti piuttosto nette, la prima quella più lirica è la ricostruzione della vita dei contadini nel podere, la seconda è il ritorno al contemporaneo dove a tratti i personaggi faticano a calarsi in quella parte straniante che è la cifra linguistica di tutto il film, e dove la presenza di attori diviene preponderante rispetto a quella dei non professionisti cosi efficace nella prima. E’ una fiaba amara sulla bontà necessaria in un mondo che pur cambiando nel tempo, negli oggetti, nelle apparenze mantiene la logica dell’oppressione verso il più debole, creando una ripetizione infinità. Mantenere la capacità di amare, l’integrità morale e la fedeltà ai valori più importanti permette di passare quasi indenne attraverso il gioco dei poteri attuato costantemente dagli uomini. Una rivisitazione in chiave favolistica di san Francesco e anche un forte rimando al neorealismo Zavattiniano di Miracolo a Milano