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gli episodi che cambiano le coseDue storie che si svolgono parallele, apparentemente molto lontane tra loro, che hanno in comune il calcio. Cruciani è un arbitro emergente; gli manca di arbitrare una finale europea per entrare tra i grandi. In Sardegna una squadra di terza divisione, dopo una serie di sconfitte, col rinforzo di Matzuzi, tornato a casa dall’Argentina, arriva ad un passo dalla vetta.

Un mondo di altissimo livello uno, di campagna e contadini, regolato da faide quotidiane l’altro.

Cruciani, pure integerrimo fino a quel momento, pur di arbitrare la finale accetta di vendersi ad una squadra potente. In Sardegna i rivali della squadra di Matzuzi, grazie ad una vecchia amicizia, chiamano un arbitro compiacente, che falsa in modo clamoroso la partita della squadra avversaria escludendoli dalla possibilità di vincere il campionato.

Ma le cose non vanno come sperato. Cruciani scoperto e retrocesso ai dilettanti, viene inviato ad arbitrare la partita decisiva tra le due squadre sarde, visto che, scoperta la combine, si era deciso di giocarsi tutto nell’ultimo match, una contro l’altra.

Bel film di Paolo Zucca, girato in un rigoroso bianco nero, come è la divisa dell’arbitro. Una sceneggiatura ben fatta, con molti spunti di sottile ironia e vaghi rimandi religiosi, simbolicamente rappresentate da scene che ricordano la passione, l’ultima cena, la crocifissione, per sottolineare la religiosità del calcio e l’importanza rituale delle figure e dei momenti che lo compongono. Alla fine è sempre l’episodio che fa girare le cose in un verso piuttosto che in un altro, mentre la vita, contemporaneamente, segue le sue logiche inarrestabili di passioni e potere.  Un film sul calcio, che presenta tutti i protagonisti, dall’arbitro, ai calciatori, al padre padrone della squadra e che con questi rappresenta la metafora della vita. Come recita all’inizio del film Camus: “Tutto quello che so sulla moralità e sui doveri degli uomini lo devo al calcio”