Michael Dudok de Wit, in collaborazione con lo Studio Ghibli, realizza un film d’animazione commovente e dai tanti significati, che induce a profonde riflessioni sul senso della vita. Grazie ad una colonna sonora appropriata e alla totale assenza di dialoghi, il film crea sin dal principio un particolare mood malinconico che alterna momenti di sorpresa, gioia e tristezza. È una riflessione sull’ineluttabilità della vita, di passaggi inevitabili che ogni essere umano si trova davanti nella sua esistenza, alcuni felici, altri no. Il senso di tutto quello che accade non è facilmente percepibile durante il momento stesso, ma solo al termine di una traiettoria che è circolare, si finisce come si era cominciato. Così accade ai protagonisti della storia che dopo aver condiviso una parte di esistenza torna allo stato, solitario, di partenza. È una riflessione sulla finitudine, sulla fragilità delle esistenze che inevitabilmente portano momenti dolorosi, e che proprio per questo trovano il senso più grande nella pienezza dell’amore, nella condivisione e nella reciprocità: questo è il miglior modo possibile di utilizzare il tempo che ci è concesso.
La tortue rouge di Michael Dudok de Wit
Michael Dudok de Wit, in collaborazione con lo Studio Ghibli, realizza un film d’animazione commovente e dai tanti significati, che induce a profonde riflessioni sul senso della vita. Grazie ad una colonna sonora appropriata e alla totale assenza di dialoghi, il film crea sin dal principio un particolare mood malinconico che alterna momenti di sorpresa, gioia e tristezza. È una riflessione sull’ineluttabilità della vita, di passaggi inevitabili che ogni essere umano si trova davanti nella sua esistenza, alcuni felici, altri no. Il senso di tutto quello che accade non è facilmente percepibile durante il momento stesso, ma solo al termine di una traiettoria che è circolare, si finisce come si era cominciato. Così accade ai protagonisti della storia che dopo aver condiviso una parte di esistenza torna allo stato, solitario, di partenza. È una riflessione sulla finitudine, sulla fragilità delle esistenze che inevitabilmente portano momenti dolorosi, e che proprio per questo trovano il senso più grande nella pienezza dell’amore, nella condivisione e nella reciprocità: questo è il miglior modo possibile di utilizzare il tempo che ci è concesso.