Il film di Audrey Diwan è certamente un film duro. La stessa scelta del 4:3 e la scelta di seguire da vicino la protagonista creano la sensazione di claustrofobia che è la stessa che deve vivere la protagonista, alle prese con un mondo intorno dove nessuno è disposta almeno a comprenderla. La messa in scena, apparentemente improntata ad un estremo realismo, è a ben vedere attentamente studiata per colpire duramente lo spettatore. Se da un lato è degna di nota la capacità della regia di trasmettere la sofferenza della protagonista, dall’altro mi chiedo quale sia la vera utilità. Il tema è abbastanza esplorato e la modalità con cui Audrey Diwan lo tratta, non aggiunge molto a mio avviso. Il disagio fisico che trasmette è di quelli di breve durata che non induce ad ulteriori riflessioni.
La scelta di Anne di Audrey Diwan
Il film di Audrey Diwan è certamente un film duro. La stessa scelta del 4:3 e la scelta di seguire da vicino la protagonista creano la sensazione di claustrofobia che è la stessa che deve vivere la protagonista, alle prese con un mondo intorno dove nessuno è disposta almeno a comprenderla. La messa in scena, apparentemente improntata ad un estremo realismo, è a ben vedere attentamente studiata per colpire duramente lo spettatore. Se da un lato è degna di nota la capacità della regia di trasmettere la sofferenza della protagonista, dall’altro mi chiedo quale sia la vera utilità. Il tema è abbastanza esplorato e la modalità con cui Audrey Diwan lo tratta, non aggiunge molto a mio avviso. Il disagio fisico che trasmette è di quelli di breve durata che non induce ad ulteriori riflessioni.