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Rannulph Junuh è un giovane talento del golf, di Savannah in Georgia. Lo scoppio della 1 guerra mondiale lo porta lontano, dal paese, dal golf dalla fidanzata Adele e soprattutto da se stesso. Al ritorno il ricordo dell’orrore della guerra lo porta a isolarsi e passare la vita ubriacandosi. La depressione economica, nel frattempo, colpisce tutti, anche la ricca famiglia di Adele che, dopo la delusione avuta da Rannulph, tenta di risollevare le sorti del campo da golf appena costruito, invitando per un match di esibizione i due più grandi campioni d’America, ai quali si unirà dopo molte titubanze Rannulph, a rappresentanza della gente del posto. Sara l’apparizione di Bagger Vance, una sorta di spirito guida, a spingere Rannulph a partecipare alla competizione e a trasformare la stessa in un grande momento di cambiamento.

Un film con tanta poesia questo di Robert Redford, narrato con maestria attraverso gli occhi di un bambino .Il campo da golf, con le sue 58 buche, prove da affrontare da soli, con i propri pensieri e le proprie emozioni diventa una bella metafora della vita. Per riuscire occorre trovare il proprio swing, la propria modalità operativa, che ognuno possiede in una forma unica, e che spesso viene persa di fronte a grandi dolori e agli eccessi dell’ego. E’ il contatto profondo con se stessi, l’essere completamente presenti al momento, nel luogo che indica la corretta via da seguire, e che porta al risultato. La ricerca della propria unica identità e la trasformazione sono i temi portanti del film, tenuti insieme da un profondo senso dell’etica e di lealtà, caratteristiche proprie del golf e dei protagonisti, che si sviluppa fino a divenire risolutivo in un finale commovente. Bello emozionante e significativo.