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Alla vigilia dell’entrata in guerra dell’Italia, nel 1916 due giovani, Oreste romano e Giovanni, milanese si incontrano durante le visite mediche. Condividono la stessa voglia di imboscarsi, di non partecipare a questa guerra di cui non sentono nessuna necessità. Inizialmente conflittuale, il loro rapporto via via si evolve nelle difficoltà e negli ingegnosi metodi che escogitano per stare meno tempo possibile in trincea, fin quando catturati dagli austriaci, diventano loro malgrado degli eroi.

Monicelli ricostruisce un documento dalle forti basi storiografiche che illustra la vita di trincea della prima guerra mondiale, il rapporto dei soldati con i superiori, sempre distanti, e con la guerra stessa. Ne emerge un quadro che ci mostra la difficolta di comprensione del conflitto da parte della povera gente spedita al fronte. In particolare i due protagonisti, prototipi esemplari di quella figura di italiano qualunquista che comincia ad apparire nella commedia italiana di fine anni 50, figure che rimangono sempre inconsapevoli, ben diverse da quelle del neorealismo. L’eroismo dei due protagonisti con cui si chiude il film, è un eroismo casuale, mosso più da stimoli personali che di patria, e comunque utile e necessario per il prosegui del conflitto bellico. Cade la retorica della patria ed emergono le difficoltà di farsi largo nella vita di gente comune, in una continua alternanza di episodi comici e tragici.

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