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July arriva dalla campagna ungherese per cercare lavoro in una fabbrica di un centro urbano. Il primo giorno di lavoro attira le attenzioni del suo capo, Janos, che insiste per uscire con lei e sposarla. Dopo aver fermamente respintto le proposte di Janos, July comincia a cedere e tra i due nasce una storia d’amore che li porta ben presto a progettare un futuro insieme. Ma il loro rapporto è molto conflittuale caratterizzato dalla scarsa capacità di vedere i bisogni reciproci.
Marta Meszaros propone due personaggi apparentemente molto diversi ma accomunati da modalità comunicative sorprendentemente simili. Il contesto è quello della meta deli anni ’70, nel pieno degli sconvolgimenti culturali tipici dell’epoca; nella fattispecie è la questione dell’emancipazione della donna che occupa certamente una parte rilevante della storia. La conflittualità della coppia è data proprio dalla necessità di affermazione di entrambi, da una parte la protagonista cerca lo spazio per costruire la sua identità libera, dall’altra il protagonista in difficoltà di fronte alla minaccia che la donna rappresenta reagisce con forza uguale e contraria. È proprio la sensazione dell’andare oltre che emerge dalla relazione, il rifiuto dei sentimenti in nome del potere che si gioca all’interno della relazione. E allora il film diventa anche il racconto di un disagio relazionale che va oltre il tema del femminismo, e che potremmo identificare come una dipendenza affettiva, caratterizzata dall’incapacità di stare con l’altro e senza l’altro. L’escalation degli episodi sempre più critici porta, quasi in automatico, a quel punto di non ritorno che decreta l’esito della storia, bel oltre la consapevolezza degli stessi intepreti.

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