Su una vecchia petroliera abbandonata nel Golfo Persico, vive da anni una comunità di uomini, donne e bambini iraniani; umanità emarginata con poche prospettive che trova nella nave una via d’uscita alla povertà. La comunità è gestita dal capitano Nemat che si rivela essere uno sfruttatore delle risorse della comunità. Quando comincia a vendere pezzi di nave che diventa quindi pericolosa, la comunità è costretta a tornare sulla terra.
Un film davvero originale quello di Mohammad Rasoulof, che sceglie un linguaggio diretto con una sottile vena ironica di fondo. È un lavoro che mette in risalto alcuni aspetti della cultura iraniana ma soprattutto restituisce una rappresentazione del grande circo umano; personaggi di varia natura, relazioni umane sempre al limite e su tutto l’eterna lotta degli ultimi in perenne cerca di “partecipazione”. C’è anche una intensa storia d’amore che si rivela essere il vero leit motiv della narrazione. In sostanza anche in una situazione di cattività come quella descritta le vicende umane si replicano allo stesso modo di sempre, e c’è sempre qualcuno che è più capace di altri, di trarre profitto dalla comunità.
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