Alla morte della madre Christian si trasferisce in Danimarca per continuare gli studi. Nella nuova scuola incontra Elias col quale svilupperà presto un amicizia. Sono due adolescenti molto diversi. Duro e determinato il primo, timido e pauroso il secondo. Anche Elias sta affrontando un periodo difficile vista l’imminente separazione dei genitori. Christian si erge a difensore dei diritti di Elias, usando quella forza fisica che lui non è in grado di imporre, e finendo per estendere questa attitudine anche al padre dello stesso, un uomo che cerca di anteporre sempre il dialogo e la ragione anche quando sembra davvero inopportuno.
In un crescendo di episodi di tensione i due ragazzi finiranno per trovarsi coinvolti in un grave incidente.
Ho trovato questo film di Susanne Bier avvincente per la capacità narrativa e l’intreccio che coinvolge tutti i protagonisti su più livelli. Il tema dominante sembra essere il conflitto tra la vendetta e il perdono che tutti i protagonisti si trovano a sperimentare e a cercare di migliorare per approssimazione con l’esperienza. Ognuno ha un confine preciso che divide la capacità di perdonare dalla necessità di reagire, ed è importante conoscerlo e perchè le due parti abbiano possibilità di esistere ed essere integrate. C’è poi l’aspetto del sentimento di abbandono che vivono i ragazzi; le difficoltà in cui sono coinvolti gli adulti ricadono su di loro pesantemente; sono loro a pagare il prezzo più alto dell’incapacità genitoriale di essere presnti. Per tutti c’è comunque un percorso che porta ad un nuovo e più sano equilibrio dopo aver attraversato la crisi