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Ibrahima Dieng vive con le sue due mogli e sette figli alla periferia di Dakar. È una famiglia povera, lui è disoccupato e analfabeta. Un giorno il postino porta una vaglia di 25000 franchi inviato dal nipote Abdou che lavora in Francia. La notizia si sparge rapidamente e il fatto che la famiglia stia per incassare tutti quei soldi richiama tanti vicini che cercano un aiuto economico. Ma per Ibrahima invece di un periodo di prosperità comincia un periodo difficile, dovuto al fatto che non riesce a riscuotere il vaglia per mancanza di un documento di riconoscimento. Pur affidandosi a persone che promettono di aiutarle le cose non vanno come sperato.
Ousmane Sembène, autore e regista, gira il suo primo film in lingua locale, il wolof s un tema che mette a nudo la condizione della società senegalese, dove imbrogli, ladri, strozzini imperano tra la povertà generale. È anche il ritratto di una società scossa dagli esiti del colonialismo che crea una burocrazia e un tessuto urbano non adatti a quel tipo di società, e che finiscono per complicarla piuttosto che aiutarla. Anche l’enorme disparità delle condizioni economiche e di potere sembra essere collegata agli sconquassi della colonizzazione, portatrice di modelli fuorvianti e tutto sommato non raggiungibili dai locali. In un mondo cosi disgraziato la speranza, e l’esortazione viene proprio dai protagonisti che, infine, si convincono che spetta solo a loro, alla gente, cambiare le sorti del mondo che vivono.

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