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un film di cristina comenciniAncora per la rassegna Cinemente stasera ho visto questo film di Cristina Comencini. Lo stile narrativo pulito e preciso e una serie di tematiche complesse affrontate con profondità e dettaglio fanno della visione di questo film un viaggio introspettivo a tratti anche doloroso.
Irene anziana madre di tre figli vive sola nella sua grande villa alle porte di Roma ferma nel tempo, e nei ricordi. Cosi come è lei, sublimata nel ricordo di un marito e di una passata vita familiare apparentemente felice e che tenta di mantenere viva mantenendo intatti i riti del gruppo, i pranzi, le feste e persino le convenzioni. Ma è proprio la sua discendenza che piano piano comincia a cedere e a manifestare il disagio di questo blocco fondato su una falsa immagine di se che hanno tutti i componenti della famiglia. Tutti tranne Chiara, la nipotina più piccola che si appresta a fare la prima comunione. I suoi occhi ancora vedono quello che è: le inquietudini inespresse della famiglia. Ed è lei, l’istanza narrante, nel suo delirio onnipotente di bambina, a credere di innescare la trasformazione con una preghiera che invoca la spada della verità. A catena tutti i segreti, le frustrazioni dei tre figli escono fuori rivoluzionando non poco l’assetto della piccola comunità, fino a toccare la stessa Irene che ormai dentro il turbine dei cambiamenti si renderà conto di quanto sia stata povera la sua vita amorosa, passionale e sessuale col marito. E’ la paura di entrare in contatto con il proprio corpo, con le proprie emozioni, e allo stesso modo la paura di entrare in contatto con l’altro che struttura un sistema bloccato, dove nessuno vede l’altro realmente. Dove, in sostanza, mancano relazioni e affetti nutrienti, e allo stesso tempo c’è il bisogno di conservare la propria identità familiare, il proprio gruppo di appartenenza. Il giorno della comunione segnerà il passaggio ad una nuova era, probabilmente dolorosa ma certamente più vera, dove ognuno potrà costruire un’identità più reale.
Sono davvero tanti i temi affrontati, come è naturale quando il tema centrale sia la famiglia, luogo dove si creano, si formano, si amano e confliggono gli esseri umani.
Ho fatto una riflessione: nel cinema italiano le storie e i personaggi partono spesso da una grande inconsapevolezza, sono adulti e  irrisolti e il loro racconto termina sempre nel momento in cui, assumendo questa consapevolezza devono operare una trasformazione. Ma questa trasformazione non viene mai raccontata