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racconto di una borderlineNina è un ottima ballerina; il suo limite è la rigidità emotiva che la rende poco espressiva nei momenti in cui è importante lasciarsi andare al sentimento prima ancora che ballare bene. Per questo non è la principale candidata ad interpretare “Il lago dei cigni” dove se riesce bene nel cigno bianco grazie alla sua perfezione stilistica, manca nell’impatto emotivo del cigno nero. Riesce grazie alla sua tenacia ad ottenere comunque la parte; inizia da questo momento un lungo e drammatico conflitto col suo cigno nero, la sua ombra, tutta la sua parte emotiva repressa che dovrà riuscire a conoscere ed integrare.
Il film di Aronofsky può essere interpretato su diversi piani di lettura.
E’ il racconto di una borderline, che si infligge ferite di ogni genere per riuscire a “sentire” qualcosa, a percepirsi come entità corpo emozione. Come lei tutti quelli che gli sono intorno oscillano continuamente tra il bianco e il nero. A cominciare dalla madre che se da una parte vorrebbe vederla trionfare laddove lei non è riuscita dall’altra la soffoca, la opprime e ne è gelosa. E poi le sue colleghe; una su tutte, Lilly, che diventa colei che la accompagna tra amicizia e rivalità, nel passaggio dalla Nina pudica e rigida a quella che riesce a liberare tutta la sua passionalità.
Fondamentalmente tutte le figure che le ruotano intorno non sono altro che proiezioni della sua difficolta di integrare le due parti. E il suo percorso di preparazione allo spettacolo fino al giorno della prima diventa la trasposizione reale di quello che lei interpreta; i suoi percorsi emotivi e le difficoltà ad esso collegate sono quelle della storia che dovrà interpretare e che come nell’opera arriveranno ad un epilogo drammatico che comporterà il sacrificio della bambina incerta e perfezionista che ne limita la crescita.
C’è molta carne al fuoco, sia come contenuti che come stile narrativo, forse troppa. Se “Il cigno nero” mantiene alta la tensione grazie la forte impatto thrilling di base, il carico eccessivo di strutture ne limita la possibilità di una elaborazione soddisfacente.