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il controllo negli affettiMina e Jude si incontrano nel bagno di un ristorante cinese a New York, dove rimangono bloccati per un guasto alla porta. Tra i due giovani inizia una storia d’amore travolgente che li porterà presto ad avere un figlio. La coppia comincia a non essere più in sintonia sulle modalità di crescita del bambino, in particolare sulle scelte vegane di Mina e dopo varie crisi che vedono coinvolti parenti e giustizia un finale drammatico chiude la spirale di follia degli eventi.
Un film duro questo di Saverio Costanzo che letteralmente indaga con la macchina sempre sul volto dei due protagonisti sulla necessità di esercitare il controllo nelle relazioni affettive, sul disagio esistenziale che ne è origine. E, come si comprende dalla prima lunga scena dei due ragazzi chiusi in un piccolo bagno, sull’isolamento che si crea dal resto del mondo in queste situazioni; isolamento necessario perché sia possibile dare vita ai giochi relazionali che assumono via via dinamiche distruttive. Costanzo sceglie di spostare il punto di vista tra le diverse componenti del film cosi che se le scelte vegane di Mina ad un certo punto sembrano folli, successivamente si dimostra addirittura tragico il tentativo di Jude e sua madre di togliere a Mina il controllo sul bambino.
Le scelte sugli stili di vita diventano dei pretesti per portare alla luce il conflitto inevitabile che si crea quando il bisogno di controllare l’altro è molto forte. E da questo punto di vista tutte le parti in causa contribuiscono a modo loro. Quello che rimane alla fine della visione è il dolore che emerge dalle storie personali dei protagonisti, che toglie spazio al tentativo di giudicare le scelte e le azioni dei protagonisti, giudizio che sembra inevitabile in alcuni momenti del film.