Michael Gondry fa un’operazione meta cinematografica su una storia di grande fantasia. Il film, ed il cinema, non sono solo quelli prodotti dalle grandi major, e nemmeno quelli realizzati dagli autori. Il cinema è di tutti, la produzione di storie con immagini in movimento è qualcosa che come aveva teorizzato Zavattini, è possibile per chiunque abbia a disposizione un mezzo: e gli esiti possono avere risultati insperati. È interessante la riflessione sullo schermo che viene messa in scena nel finale. Uno schermo che da una parte riflette e restituisce allo spettatore non solo una storia, ma la sua stessa vita, configurandosi come uno specchio; dall’altra parte lo schermo è invece trasparente e tramite la retroproiezione consente a chi lo guarda di accedere a cosa c’è dietro il dispositivo che dovrebbe fungere da separatore e si rivela trasparente, una vera finestra sul mondo.
Gli acchiappafilm di Michel Gondry
Michael Gondry fa un’operazione meta cinematografica su una storia di grande fantasia. Il film, ed il cinema, non sono solo quelli prodotti dalle grandi major, e nemmeno quelli realizzati dagli autori. Il cinema è di tutti, la produzione di storie con immagini in movimento è qualcosa che come aveva teorizzato Zavattini, è possibile per chiunque abbia a disposizione un mezzo: e gli esiti possono avere risultati insperati. È interessante la riflessione sullo schermo che viene messa in scena nel finale. Uno schermo che da una parte riflette e restituisce allo spettatore non solo una storia, ma la sua stessa vita, configurandosi come uno specchio; dall’altra parte lo schermo è invece trasparente e tramite la retroproiezione consente a chi lo guarda di accedere a cosa c’è dietro il dispositivo che dovrebbe fungere da separatore e si rivela trasparente, una vera finestra sul mondo.