Gus Van Sant produce un racconto di viaggio estremo. Dilata al massimo i tempi narrativi, adottando lunghissimi piano sequenza e di fatto rinunciando alla costruzione del montaggio. Una scelta che ricalca perfettamente il percorso dei due protagonisti impegnati in un viaggio verso la ricerca della vita. Le lunghe e ipnotiche sequenze danno modo allo spettatore di calarsi sempre più profondamente in una dimensione altra, che non è nemmeno raccontata o mostrata ma che appartiene decisamente alla propria interiorità. Insieme ai protagonisti riflettiamo sulla vita, sull’importanza del percorso piuttosto che sulla destinazione finale, in fin dei conti uguale per tutti. Perdersi nel deserto equivale alla possibilità di perdersi nella vita, intesa come modalità per vivere consapevolmente ogni momento del presente. Cosa estremamente necessaria ai due vagabondi per sperare di uscire indenni dalla traversata.
Gerry di Gus Van Sant
Gus Van Sant produce un racconto di viaggio estremo. Dilata al massimo i tempi narrativi, adottando lunghissimi piano sequenza e di fatto rinunciando alla costruzione del montaggio. Una scelta che ricalca perfettamente il percorso dei due protagonisti impegnati in un viaggio verso la ricerca della vita. Le lunghe e ipnotiche sequenze danno modo allo spettatore di calarsi sempre più profondamente in una dimensione altra, che non è nemmeno raccontata o mostrata ma che appartiene decisamente alla propria interiorità. Insieme ai protagonisti riflettiamo sulla vita, sull’importanza del percorso piuttosto che sulla destinazione finale, in fin dei conti uguale per tutti. Perdersi nel deserto equivale alla possibilità di perdersi nella vita, intesa come modalità per vivere consapevolmente ogni momento del presente. Cosa estremamente necessaria ai due vagabondi per sperare di uscire indenni dalla traversata.