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le relazioni umaneDogville è una cittadina degli Stati Uniti, isolata, la strada che ci arriva si interrompe lì. Una piccola comunità ci vive nelle sue abitudini consolidate e immutabili.
L’arrivo improvviso di Grace, che cerca di sfuggire ai gangster innesca una serie di processi relazionali tra gli abitanti. Grace è una giovane e bella donna che ha bisogno di aiuto e da questo gli abitanti di Dogville partono nel costruire la relazione con lei. Solidarietà e fiducia. Che nel tempo cominciano a trasformarsi; la natura degli individui fuori dal contesto gruppale riprende il sopravvento e di lì poco a poco anche il sentimento gruppale della comunità si ridisegna sui nuovi sentimenti individuali. Cosi Grace poco a poco, da oggetto da salvare diventa, oggetto di persecuzione infine oggetto indesiderato.
Dal canto suo, Grace che si è trovata in quella situazione perché voleva sciogliersi dal laccio familiare di stampo malavitoso, – il papa era il gangster che la inseguiva -, inizialmente è disposta a tutto, vuole guadagnare l’amore e l’attenzione di tutti, è disposta a perdonare e a comprendere anche le umiliazioni inflittele in nome di una sorta di espiazione che compie per distinguersi dal padre. E alla fine, quando ormai abbandonata anche dal suo innamorato, il padre torna a prenderla, accetterà le sue origini, si riappacificherà col padre e troverà modo di prendersi la sua terribile rivincita con gli abitanti di Dogville. Abbandona gli abiti virtuosi per indossare quelli più scomodi e per lei più soddisfacenti di figlia di un gangster, accettando in sostanza ciò che è.
Lars von Trier chiude la scena filmica in un unico spazio, delimitato nei suoi contorni solo dal cambiare della luce di sfondo, buio e luce ad indicare il trascorrere del giorno. Il teatro nel cinema, in una ambientazione che ben rappresenta l’isolamento esistenziale delle comunità degli individui che nelle loro relazioni sono comunque prevedibili e leggibili, come indica la scenografia che limita i vari spazi del paese, le case e i negozi, solo da segni per terra. E questa comunità dapprima cerca di accogliere e farsi amico l’estraneo, per poi espellerlo senza pieta una volta consumata la relazione e stabilita l’incompatibilità con la loro vita.
Poca scenografia e tanta indagine sui rapporti umani, nel tipico stile dei grandi drammaturgi scandinavi; rapporti difficili, contradditori, penosi, a volte dolorosi che tutti, tra adattamenti funzionali di comodo e a volte necessari viviamo giorno per giorno nelle nostre vite.