![201901536_1_IMG_FIX_700x7001.jpg](data:image/svg+xml;base64,PHN2ZyB4bWxucz0iaHR0cDovL3d3dy53My5vcmcvMjAwMC9zdmciIHdpZHRoPSI3MDAiIGhlaWdodD0iNDE5IiB2aWV3Qm94PSIwIDAgNzAwIDQxOSI+PHJlY3Qgd2lkdGg9IjEwMCUiIGhlaWdodD0iMTAwJSIgZmlsbD0iI2NmZDRkYiIvPjwvc3ZnPg==)
Christian ama Ariane, ma sta per lasciarla per la sorellastra Isabel. Un triangolo amoroso dove tutti sono al corrente di tutto e nessuno riesce a fare qualcosa di diverso che rimanere nell’indecisione Emergono conflitti piccoli e grandi all’interno delle loro relazioni e coinvolgono anche famiglie e amici. Non succede molto in realtà, l’indecisione e l’incapacità di trovare il posto giusto, quello a cui si appartiene, è comune a tutti. È questo che Angela Shanelec mette in scena nel suo primo film. A ben vedere il triangolo amoroso finisce per essere un pretesto per indagare il disagio esistenziale che appartiene a tutti. È un invito all’autoriflessione, al ripensare quali sono le priorità della vita: per questo la Shanelec sceglie di usare inquadrature molto lunghe, interi dialoghi complessi sono messi in scena con un’unica inquadratura. I movimenti di macchina sono rari e la profondità di campo è ridottissima; gli angoli di ripresa sono spesso suggestivi e di forte impatto. Tutto questo restituisce bene il senso di soffocamento che sperimentano i protagonisti, chiusi nelle loro individualità che li tiene distanti da relazioni affettive soddisfacenti.
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