Nonostante i tentativi di sviluppare una relazione con Loic, e poi con Maxence, si deve arrendere all’evidenza che non amerà mai nessuno oltre a Charles
Eric Rohmer col suo stile asciutto sempre in bilico tra finzione e ricerca della verità narrativa, adotta tecniche quasi documentaristiche e pochi movimenti di macchina. L’intento è di lasciare spazio allo scorrere di eventi semplici, quasi banali, per inseguire la rappresentazione della vita quotidiana ordinaria. I dialoghi però sono continui, e spesso anche complessi, se poco avviene a livello visivo, lo stesso non si può dire a livello uditivo; Rohmer sceglie di non usare musica, almeno extradiegetica, per rafforzare l’idea di verità e allo stesso tempo per la necessità di lasciare in primissimo piano i dialoghi. In ogni caso, non manca la sorpresa finale.