Marion e Gilles sono una coppia che ha attraversato varie fasi della vita di una relazione: dall’incontro al divorzio, passando per il matrimonio, la nascita di un figlio e il tradimento.
François Ozon racconta in cinque atti un’ipotesi di rapporto a due secondo i canoni medio borghesi. Sceglie di raccontare la storia in ordine inverso, partendo dal divorzio per finire al primo incontro. Un escamotage che rende appena più interessante una dissertazione sull’amore che manca di psicologia e affettività e dove predomina la sessualità, anche con risvolti violenti. La costruzione di un sentimento malinconico è affidata alla colonna sonora fatta da brani italiani e da una fotografia certamente degna di nota. Quella che viene raccontata è una storia che non è mai stata storia, dove non si è mai instaurato un rapporto di comunicazione e dialogo, di gesti solidali e affettuosi; in sintesi un rapporto fondato su un gioco di necessità ed apparenze che non subisce mai una virata sino all’epilogo, e la scelta di raccontare i cinque atti in ordine inverso crea quello straniamento necessario a dare maggiore forza a quest’ultimo aspetto.