Sulle orme di Flaherty, João Salaviza e Renée Nader Messora ricostruiscono un documentario di finzione, facendo interpretare i personaggi dagli stessi indigeni di cui tratta la storia. Il risultato è una interessante esplorazione di una parte di mondo Indigeno, ancora molto legato alle tradizioni e al tempo stesso profondamente in crisi per via di quella che è ormai una convivenza con la civiltà occidentale. Alcuni degli usi e dei costumi, che nella città che si trova non molto distante dalla foresta sono quotidianità, nella comunità indigena risultano essere un ibrido che è in cerca di una definizione. Proprio l’identità messa in crisi diventa quindi il tema della storia, quella crisi che è emblematicamente rappresentata dal ragazzo, che stretto da pressioni imposte da tradizioni sempre più difficili da seguire e che sempre più appaiono svuotate dal loro significato originale.
Chuva é cantoria na aldeia dos mortos di João Salaviza e Renée Nader Messora
Sulle orme di Flaherty, João Salaviza e Renée Nader Messora ricostruiscono un documentario di finzione, facendo interpretare i personaggi dagli stessi indigeni di cui tratta la storia. Il risultato è una interessante esplorazione di una parte di mondo Indigeno, ancora molto legato alle tradizioni e al tempo stesso profondamente in crisi per via di quella che è ormai una convivenza con la civiltà occidentale. Alcuni degli usi e dei costumi, che nella città che si trova non molto distante dalla foresta sono quotidianità, nella comunità indigena risultano essere un ibrido che è in cerca di una definizione. Proprio l’identità messa in crisi diventa quindi il tema della storia, quella crisi che è emblematicamente rappresentata dal ragazzo, che stretto da pressioni imposte da tradizioni sempre più difficili da seguire e che sempre più appaiono svuotate dal loro significato originale.