Film centrato sugli aspetti più difficili del colonialismo, quello di Claire Denis, che descrive con efficacia il senso di superiorità dei colonizzatori rispetto agli indigeni, sentimento che è sia razziale che di classe. Mai troppo ostentato il razzismo è sempre presente nei rapporti che si instaurano nella comunità, e solo la piccola France, non contaminata da deviazioni culturali, ne è del tutto esente. Anzi è sulla relazione tra la bambina e l’uomo che accudisce la casa che si instaura una relazione interessante, quasi iniziatica. Sullo sfondo il rapporto coniugale dei due diplomatici, non del tutto soddisfacente che è messo in crisi dalla presenza di Protèe, giovane e aitante. La costante di tutti i rapporti è la mancanza di chiarezza, nessuno esplicita mai i veri sentimenti, i propri pensieri e tutti fanno i conti con le difficoltà relazionali in perfetta solitudine. Il tutto diviene una riflessione a posteriori, e forse per questo più incisiva, grazie all’espediente del lunghissimo flashback in cui è raccontata la storia. Decisamente bella la fotografia e lo stile di ripresa, fermo e riflessivo come richiede la storia stessa
Chocolat di Claire Denis
Film centrato sugli aspetti più difficili del colonialismo, quello di Claire Denis, che descrive con efficacia il senso di superiorità dei colonizzatori rispetto agli indigeni, sentimento che è sia razziale che di classe. Mai troppo ostentato il razzismo è sempre presente nei rapporti che si instaurano nella comunità, e solo la piccola France, non contaminata da deviazioni culturali, ne è del tutto esente. Anzi è sulla relazione tra la bambina e l’uomo che accudisce la casa che si instaura una relazione interessante, quasi iniziatica. Sullo sfondo il rapporto coniugale dei due diplomatici, non del tutto soddisfacente che è messo in crisi dalla presenza di Protèe, giovane e aitante. La costante di tutti i rapporti è la mancanza di chiarezza, nessuno esplicita mai i veri sentimenti, i propri pensieri e tutti fanno i conti con le difficoltà relazionali in perfetta solitudine. Il tutto diviene una riflessione a posteriori, e forse per questo più incisiva, grazie all’espediente del lunghissimo flashback in cui è raccontata la storia. Decisamente bella la fotografia e lo stile di ripresa, fermo e riflessivo come richiede la storia stessa