Film centrato sugli aspetti più difficili del colonialismo, quello di Claire Denis, che descrive con efficacia il senso di superiorità dei colonizzatori rispetto agli indigeni, sentimento che è sia razziale che di classe. Mai troppo ostentato il razzismo è sempre presente nei rapporti che si instaurano nella comunità, e solo la piccola France, non contaminata da deviazioni culturali, ne è del tutto esente. Anzi è sulla relazione tra la bambina e l’uomo che accudisce la casa che si instaura una relazione interessante, quasi iniziatica. Sullo sfondo il rapporto coniugale dei due diplomatici, non del tutto soddisfacente che è messo in crisi dalla presenza di Protèe, giovane e aitante. La costante di tutti i rapporti è la mancanza di chiarezza, nessuno esplicita mai i veri sentimenti, i propri pensieri e tutti fanno i conti con le difficoltà relazionali in perfetta solitudine. Il tutto diviene una riflessione a posteriori, e forse per questo più incisiva, grazie all’espediente del lunghissimo flashback in cui è raccontata la storia. Decisamente bella la fotografia e lo stile di ripresa, fermo e riflessivo come richiede la storia stessa
Chocolat di Claire Denis
France è la piccola figlia di Aimée e Marc, governatore francese in Camerun, con i quali vive in una grande casa coloniale immersa nella savana. Il papa di France è spesso assente, e i suoi punti di riferimento sono la mamma e Protèe, il servo nero della casa, vero factotum dell’insediamento. Proprio con Protèe France stabilisce un rapporto speciale, che le consente di entrare in contatto con i misteri della cultura dell’uomo. L’arrivo di un gruppo di ospiti occidentali, che chiedono soccorso a seguito della rottura del loro mezzo, altera gli equilibri del nucleo familiare e non solo.
Film centrato sugli aspetti più difficili del colonialismo, quello di Claire Denis, che descrive con efficacia il senso di superiorità dei colonizzatori rispetto agli indigeni, sentimento che è sia razziale che di classe. Mai troppo ostentato il razzismo è sempre presente nei rapporti che si instaurano nella comunità, e solo la piccola France, non contaminata da deviazioni culturali, ne è del tutto esente. Anzi è sulla relazione tra la bambina e l’uomo che accudisce la casa che si instaura una relazione interessante, quasi iniziatica. Sullo sfondo il rapporto coniugale dei due diplomatici, non del tutto soddisfacente che è messo in crisi dalla presenza di Protèe, giovane e aitante. La costante di tutti i rapporti è la mancanza di chiarezza, nessuno esplicita mai i veri sentimenti, i propri pensieri e tutti fanno i conti con le difficoltà relazionali in perfetta solitudine. Il tutto diviene una riflessione a posteriori, e forse per questo più incisiva, grazie all’espediente del lunghissimo flashback in cui è raccontata la storia. Decisamente bella la fotografia e lo stile di ripresa, fermo e riflessivo come richiede la storia stessa
Film centrato sugli aspetti più difficili del colonialismo, quello di Claire Denis, che descrive con efficacia il senso di superiorità dei colonizzatori rispetto agli indigeni, sentimento che è sia razziale che di classe. Mai troppo ostentato il razzismo è sempre presente nei rapporti che si instaurano nella comunità, e solo la piccola France, non contaminata da deviazioni culturali, ne è del tutto esente. Anzi è sulla relazione tra la bambina e l’uomo che accudisce la casa che si instaura una relazione interessante, quasi iniziatica. Sullo sfondo il rapporto coniugale dei due diplomatici, non del tutto soddisfacente che è messo in crisi dalla presenza di Protèe, giovane e aitante. La costante di tutti i rapporti è la mancanza di chiarezza, nessuno esplicita mai i veri sentimenti, i propri pensieri e tutti fanno i conti con le difficoltà relazionali in perfetta solitudine. Il tutto diviene una riflessione a posteriori, e forse per questo più incisiva, grazie all’espediente del lunghissimo flashback in cui è raccontata la storia. Decisamente bella la fotografia e lo stile di ripresa, fermo e riflessivo come richiede la storia stessa