Sono tante le emozioni che suscita questa commedia surreale del coreano Hae-jun Lee. Tanti i temi che con delicatezza e originalità vengono portati alla luce. Certamente è l’amore quello che sta sopra tutti.
Due solitudini, un uomo e una donna con una identità fragile, condizionata e fortemente legata a quello che la società del consumo detta. Si trovano casualmente a dialogare a distanza e con metodi primitivi, il messaggio nella bottiglia, le scritte sulla sabbia.
Lui, Mr. Kim, naufrago su un’isola del fiume di Seul, dopo aver tentato il suicido buttandosi da un ponte; naufrago a poche decine di metri dai grattacieli, impossibilitato a muoversi perché non sa nuotare. Lei, Ms.Kim chiusa da tre anni nella sua stanza in un mondo parallelo rigidamente organizzato in tempi e attività, che non ammette intrusioni altre se non quelle virtuali.
Dopo un inizio difficile Mr.Kim si adatta alla nuova situazione e comincia a conoscere un nuovo uomo: ritrova le proprie emozioni, e le sue abilità naturali che gli consentono di cavarsela bene in quelle condizioni estreme. Lei, che lo guarda da lontano, parallelamente segue un percorso analogo e questo crea tra i due un legame sempre più forte, anche se sono ancora due perfetti sconosciuti.
Quando dopo vari colpi di scena, lui viene riportato in citta, e i due rischiano di perdersi prima ancora di essersi incontrati, entrambi assumono la consapevolezza che si può sopravvivere ad ogni trasformazione, ci si può adattare ad ogni novità, ma non alla perdita dell’amore. Cosi lei rompendo l’isolamento esce di casa e corre a perdifiato per arrivare da lui prima che sia troppo tardi, raggiungendolo grazie alla sua tenacia e ad un colpo di fortuna.
Nel loro percorso evolutivo, dopo aver riscoperto l’amore per se stessi, riscoprendo le emozioni e le proprie abilità si puo accedere all’amore per l’altro.
Mi fa pensare all’incontro tra anime gemelle. L’incontro tra due anime che hanno percorso pienamente il loro percorso individuale che proprio per questo riescono a trovarsi.