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Polonia, primi anni ’80, mentre il paese è scosso dalle manifestazioni di protesta di Solidarnosc, un avvocato Antek Zyro muore d’infarto lasciando la giovane moglie, Urszula, e figlio. L’avvocato stava curando proprio la difesa di un giovane Darek, operaio accusato di essere organizzatore di scioperi, reato per il quale è prevista la legge marziale. Il caso viene preso in carico dall’anziano maestro di Antek il quale sceglie di prendere una via difensiva molto più pragmatica rispetto a quella idealista di Antek. Contemporaneamente Urszula cerca di affrontare il dolore della scomparsa del marito in qualsiasi modo possibile: si interessa agli attivisti di Solidarnosc, si concede sporadici incontri sessuali e ricorre ad un ipnotizzatore. Alla fine riuscirà ad entrare in contatto con lo spirito del marito che, sempre presente, la osservava nei suoi peregrinaggi sin dal principio.
Senza fine è il lungometraggio della svolta per Krzysztof Kieślowski, il primo di finzione, che segna l’inizio della sua collaborazione con Preisner, autore delle musiche. Emergono, mescolati senza soluzione di continuità, i temi soliti del regista: la spiritualità, l’impegno politico e le relazioni affettive. Cosi accade che tra i due protagonisti è possibile ricreare quell’unità perduta a causa della morte; Urszula prende in mano la storia del marito e sposandone i temi e l’impegno politico riesce ad avvicinarlo e infine a vederlo, cosi come lui già faceva con lei. La fedeltà ad un credo politico che causa agli protagonisti grandi problemi con lo stato, diventa il motivo che permetta di ricostruire un amore entrato in crisi.

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