Alla morte del fratello Jake Sully, ex marines ora ridotto a stato di disabile, accetta di sostituirlo in una missione su Pandora, un pianeta nelle mire di una multinazionale per le sue risorse minerarie. Il suo compito sarà quello di impersonare un replicante dei nativi Na’vi e tentare di indurli a spostarsi in una zona meno ricca prima che ci pensi l’esercito con la forza.
Jake entra in contatto con la cultura locale e ne scopre le meraviglie finendo per schierarsi dalla loro parte nella battaglia finale.
Una bella idea di James Cameron quella di mostrare il conflitto tra due civiltà molto distanti soprattutto per quanto riguarda la capacità di mantenere i legami con le proprie origini. I Na’vi possiedono una tecnologia naturale molto avanzata e continuano grazie ad essa a vivere in simbiosi con il loro habitat naturale. I terrestri hanno invece sviluppato tecnologie, anche molto avanzata e quasi ne rimangono soggiogati. Tra tutto c’è il percorso del Marines che rappresenta la metafora del cambiamento. Doloroso, difficile e che arriva quando non si aspetta più niente dalla propria esistenza. Proprio questa condizione di vuoto interiore sarà fondamentale per dare vita a quel cambiamento radicale di valori, nonchè fisico, che lo traghetta verso una nuova esistenza più appagante e motivata.

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