La piccola Marie trova un asinello, Balthazar e dopo aver convinto il padre a prenderlo ne diviene la padroncina. Tra i due si instaura un intenso rapporto che però viene interrotto quando, crescendo, Marie non riesce più ad occuparsi dell’animale. Parallelamente per l’asino e per Marie comincia una vita di grandi difficoltà: la prima rompe gli schemi del perbenismo diventando vittima di uomini che si fanno beffe di lei, mentre il secondo passa di padrone in padrone in condizioni sempre peggiori.
Robert Bresson firma un grande lavoro introspettivo sulla natura dell’uomo, soffermandosi sulle categorie degli oppressi e degli oppressori, che coinvolge in questo caso gli animali. Nessuno può uscire indenne dalla malvagità di parte dell’essere umano, e nessuno sembra essere in grado di contrapporsi con la giusta efficacia. La purezza in spirito degli animali, e paradossalmente degli esseri umani pure quando si manifestano in modi che contraddicono la morale comune, si rivelano essere i punti deboli sui quali i malvagi possono agire con ferocia. Il rigore registico di Bresson testimonia tutto questo con spietata durezza; non c’è bisogno di molte parole, le immagini da sole, sono in grado di raccontare con grande efficacia l’interiorità della storia.
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