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In seguito ad un incidente di auto, Julie rimane sola. Nell’impatto hanno perso la vita suo marito Patrice, musicista e compositore di fama mondiale e la sua bambina. Uscita dall’ospedale, dove tenta il suicidio, Julie comincia un’opera di sistematica demolizione del passato e dei ricordi connessi: è il suo modo per sfuggire al dolore insopportabile della tragedia. Nonostante la sua determinazione i fatti della vita che gli accadono lentamente sgretolano questo proposito.
Primo della trilogia dei tre colori, quelli della bandiera francese che inneggiano a “Liberté, Égalité, Fraternité”, il film di Kieslowski pone al centro della sua attenzione la libertà e l’amore. La libertà è quella che la protagonista intende come totale assenza di vincoli, qualcosa che in sostanza dovrebbe mettere al riparo dalle sofferenze. Il percorso disegnato dal regista si snoda intorno alla partitura incompiuta del compositore morto nell’incidente, destinata alla celebrazione dell’unificazione dell’Europa; ritorna il tema dell’amore. La partitura, grazie ai contributi dei diversi protagonisti si sviluppa parallelamente al recupero dei valori della protagonista e nel finale l’opera si completa, tanto nella partitura quanto nella vita di Julie. Interessante il gioco sulla musica sempre in bilico tra essere istanza diegetica ed extradiegetica, quasi punto centrale del lavoro insieme alla presenza continua della protagonista nella scena. Il tentativo di questa, di costruire una vita totalmente autonoma rispetto ai coinvolgimenti emotivi dell’esistenza, viene continuamente messo in discussione da eventi piccoli e grandi, simbolici e non. Il film si chiude con il concerto completo di musica e parole, tratte dall‘Inno alla carità (prima lettera ai Corinzi), svelandone definitivamente il senso.

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