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Behnaz è una famosa attrice iraniana e sta lavorando sul set di un film, quando riceve un video in cui una ragazza che vive nelle montagne del nord del paese si impicca perché impossibilitata a studiare da attrice per la mentalità ristretta della famiglia. Behnaz chiede aiuto al regista Panahi per recarsi sul posto e verificare di persona gli avvenimenti; ha qualche dubbio dopo aver notato dei possibili “tagli” al video.
Panahi elegge il suo 4×4 come cuore della narrazione, molte delle scene vedono Il vetro della macchina somigliare quasi allo schermo del cinema. Insieme alla riflessione sulla possibile autenticità del video fa del film una riflessione sul dispositivo cinema. Come stabilire cosa è vero e cosa non lo è? Qual è il punto di osservazione degli eventi? Panahi risponde con un’indagine nella quale mette in gioco le contraddizioni culturali e politiche del paese. In una sorta di diario personale, il regista sceglie di privilegiare le inquadrature lunghe, con pochi movimenti di macchina, per dare vita ad una storia nella quale emerge il fatto che è sempre possibile dare corso alle proprie aspirazioni, nonostante tutto.

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