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Yusuf esce di prigione a causa delle sue condizioni di salute, che non gli permetteranno di vivere ancora a lungo. Poco più di 30 anni, in carcere da 10 per motivi politici, Yusuf torna nel suo villaggio di montagna sul Mar Nero turco, ai confini con la Georgia per trascorrere con l’anziana madre e il suo vecchio amico Mikail il tempo che gli resta. L’incontro con Eka, giovane prostituta georgiana sembra accendere qualcosa di nuovo nelle vite di entrambi.
Özcan Alper racconta una storia molto intima dove tutti i personaggi vengono mostrati con un ottimo livello di introspezione. Non servono molti dialoghi, sostituiti da un’ottima musica, per entrare nell’animo dei protagonisti della vicenda, protagonisti che condividono la stessa difficoltà di immaginare un futuro diverso da quello in cui sembrano imprigionati. Come l’autunno in cui è ambientata la storia è una stagione di preparazione ad un periodo di “ritiro”, il momento personale dei protagonisti sembra essere l’autunno delle loro vite. Così come in natura l’autunno sa offrire scenari di grande intensità espressiva e bellezza anche per Yusuf e Eka possono assaporare qualcosa che somiglia all’amore e questo sentimento che appare inaspettato è capace di ridare loro almeno un momento di speranza nuova che ognuno affronterà in modo diverso. Un film certamente bello nella fotografia e nella messa in scena e intenso nella delicatezza e la profondità dei sentimenti mostrati.

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