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In un villaggio dell’Anatolia, l’undicenne Aslan è deluso ed arrabbiato col maestro che non gli ha dato il ruolo di principe nella recita di Biancaneve. È innamorato della ragazzina che farà la principessa e non avrà l’occasione di starle vicino come vorrebbe. Forse per questa delusione si affeziona ad un cane, Sivas, da combattimento che era stato creduto morto dai proprietari dopo una lotta con un altro cane. Da quel momento si dedicherà a Sivas e dovrà combattere contro la famiglia ed il mondo degli adulti del villaggio che, contro la sua volontà, vogliono che il cane combatta ancora.
Kaan Mujdeci nel suo film racconta il travagliato momento di un ragazzino alle soglie dell’adolescenza. Il mondo degli adulti intorno a lui appare completamente ostile: la sua capacità affettiva è incompresa in quel microcosmo brutale interessato solo al potere ad al guadagno. Il protagonista è preso in mezzo dai suoi desideri e dalle istanze degli adulti ai quali non può e non sa controbattere. Le lotte dei cani, molto cruente, diventano il paradigma del suo stesso conflitto col mondo dei grandi. Interamente ripreso con macchina a mano e senza concessioni alle regole della grammatica filmica tradizionale, il lavoro pone una forte conflittualità sui combattimenti degli animali, che appaiono del tutto reali nonostante le rassicurazioni del regista, restituendo una drammaticità e una crudezza che non è sempre riconducibile alla vicenda del bambino. Mujdeci porta all’evidenza delle pratiche che in quella regione appaiono all’ordine del giorno senza prendere una posizione chiara.

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