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Pina vive in un paesino sulle rive del Po, è impiegata presso un consorzio agrario e ormai trentaseienne sente sempre più la solitudine come un peso. Decide di scrivere un annuncio matrimoniale sul giornale, e tra le diverse risposte ricevute sceglie di iniziare un rapporto epistolare con Adolfo, quarantenne romano impiegato in una cartoleria. Quando arriva il momento di conoscersi Adolfo andrà a passare una giornata da Pina e per i due sarà l’occasione di fare reciproca conoscenza in modo decisamente più approfondito.
Gran bel film di Antonio Pietrangeli, come sempre capace di delineare in modo preciso i caratteri dei suoi personaggi ed analizzare in profondità i loro vissuti, le loro relazioni e le loro difficoltà, in particolar modo per quanto riguarda le donne. Grazie alla magistrale sceneggiatura scritta insieme a Scola e Maccari, il film conduce lentamente ed inesorabilmente nel confronto ravvicinato di due esistenze caratterizzate dal disagio della solitudine, due esseri umani tagliati fuori dal boom economico di quegli anni e che devono inventarsi una vita ai margini. Man mano che si avvicinano nel loro incontro cadono i veli delle piccole ipocrisie, degli atteggiamenti costruiti ad arte per attenersi alla pubblica morale. E se quello che emerge è l’impossibilità di stare insieme per via di una profonda incompatibilità, allo stesso tempo nel momento in cui i due si aprono completamente alla verità, alle loro debolezze, alle loro meschinità, diventa possibile un incontro autentico, una vicinanza reale che permette un momento di totale abbandono all’altro. È un apertura che pero sarà insostenibile, dettata com’è dalla disperazione: ben presto, una volta ristabilite le distanze, il linguaggio della formalità e dell’ipocrisia riprenderà il sopravvento.

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