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Ormai adulto, Marcello decide di sposare Giulia per placare quel suo bisogno di normalità, che lo insegue dai suoi ricordi adolescenziali, ambigui, sia per la sessualità sia perché probabilmente uccise un uomo. E insieme, convinto fascista, si offre di fare un’operazione per la polizia segreta, che prevede l’uccisione di un suo vecchio professore universitario, esiliato politico in Francia. L’occasione per l’omicidio si proporrà durante il viaggio di nozze che organizzerà proprio a Parigi.
Bertolucci gira un film che colpisce subito per la sua bellezza fotografica, la qualità geometrica scelta da Storaro, che insieme alla distribuzione degli spazi identifica perfettamente il periodo storico del ventennio.
È un’indagine su vari fronti quella che viene condotta attraverso il percorso del protagonista e che ha come tema centrale l’ambiguità del reale. I personaggi tutti hanno qualcosa di ambigui e vivono di adattamenti continui, non sempre ben riusciti che hanno origine spesso in un ricordo o un fatto legato all’infanzia. L’impronta psicoanalitica è dunque ben presente seppure perfettamente inserita nel contesto di un film che è una difficile storia di persone inquiete e di un era politica che ben si presta a trasformismi.

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