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Nella montagna dell’entroterra turco si trovano due persone che stanno sfuggendo da qualcosa. Nihal è un uomo che in seguito ad un incidente automobilistico ha perso moglie e figli e ritirarsi solo su una torre di guardia è l’unico modo per vivere appieno i suoi sensi di colpa. Nella stazione degli autobus ai piedi della montagna vive una giovane donna, Seher, anche lei in fuga dallo zio e da una situazione famigliare oscura. L’incontro tra i due è casuale, ma sarà decisivo per segnare le loro esistenze
In Watchtower Pelin Esmer da voce, in modo drammatico, alla potenza dei sensi di colpa, al trauma. Entrambi i protagonisti portano dentro di se i segni dolorosi di un esperienza traumatica che prende declinazioni diverse. Per l’uomo è il passato a rappresentare una ferita e una colpa quasi incancellabile, mentre per la donna è il futuro a rappresentare una prospettiva di grande difficoltà e dolore che la porterebbe a rimanere sempre in contatto con il suo trauma. Non rimane che il presente come momento dove poter dare voce ai propri fantasmi, e quella torre di guardia del titolo diventa il punto di visione privilegiato all’interno delle proprie anime. Solo nel momento in cui entrambi daranno sfogo ai loro turbamenti interiori, la prospettiva di un nuovo inizio diventa realmente una possibilità.

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