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In un villaggio dell’Iran la condizione scolastica per i bambini è molto difficile a causa della durezza del maestro. Quando Ahmad si accorge di aver preso con se il quaderno del suo compagno di banco, che non potrà dunque fare i compiti, per evitargli la cacciata dalla scuola pensa di andare nel vicino villaggio dove vive e restituirglielo. Nonostante il divieto della madre, scappa di casa e comincia un lungo pellegrinaggio alla ricerca del compagno.
Uno dei primi film di narrazione di Abbas Kiarostami, quello che gli ha dato anche notorietà internazionale, Dov’è la casa del mio amico è una storia centrata sul percorso di crescita del bambino, con una esile narrazione e alternando momenti di realismo ad altri in cui sembra emergere l’aspetto fiabesco. La traiettoria del piccolo protagonista è quella che indica una ribellione, verso lo status quo familiare e verso le istituzioni. Un mondo che pur “occupandosi” di lui non è capace di ascoltarne i bisogni costringendolo a schierarsi. E Ahmad si schiera dalla parte di chi non accetta questo mondo in cui non sembra esserci posto per i sentimenti. Un film decisamente politico che mimetizza bene, salvandosi dalla censura, il suo intento mettendo in primo piano una storia che è solo in apparenza quella di un’amicizia tra bambini.

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