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Majka ha 22 anni e ha una figlia, Anja, avuta quando era giovanissima con un suo professore. Proprio per la sua giovane età, e per evitare lo scandalo, la bambina venne registrata come figli adi Ewa, madre di Majka, che proprio a causa della sua nascita non aveva più potuto avere figli. Majka non ha mai avuto un buon rapporto con la madre, che la fiducia inetta e in qualche modo colpevole della sua sventura: vuole fuggire in Canada portando con se la bambina, per riappropriarsi del ruolo di madre. Majka rapisce Anja e cerco rifugio in casa del padre della bambina, mentre sua madre si mette sulle sue tracce.
Settimo capitolo del Decalogo di Kieslowski, sul tema “non rubare”. Tra i continui tentativi di prendersi la bambina, a scapito dell’altra, quello che vien emesso in evidenza è il rapporto complesso tra madre e figlia, che si declina in modo diverso tra le due protagoniste adulte. Il furto è il tentativo necessario a mettere a tacere i bisogni profondi delle due donne, ma non è la soluzione. Il bisogno rimane inespresso e continua ad indirizzare le vite delle protagoniste che solo al termine capiscono che risolvere il conflitto sulla “proprietà” della bambina non le salverà. Kieslowski sviluppa una narrazione attenta ed articolata, densa di significati, stavolta abbastanza evidenti: l’ambiguità del reale è espressa in modo eccessivamente chiarificatore e lascia lo spettatore ben saldo nel suo ruolo di osservatore “esterno”.

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