
A Varsavia è la notte della Vigilia di Natale. Janusz sta scartando i regali con la moglie e i suoi figli quando suona il citofono. Ewa, di cui era stato amante, gli chiede di scendere. Janusz inventa una scusa che lo porta a passare fuori, insieme alla donna, tutta la notte. La notte di Natale si trasforma in una resa dei conti di un rapporto interrotto bruscamente e mai definito.
Nel terzo capitolo del decalogo Kieslowski torna ad una narrazione decisamente più significativa e quasi convenzionale. Il tema è quello del “santificare le feste” e i protagonisti trovano un modo piuttosto laico di farlo. La protagonista cede alla sofferenza data dalla sua solitudine, mentre Janusz cede al richiamo di un amore perduto in modo imprevisto, e forse ancora presente. Sullo sfondo, la moglie di Ewa che quasi subisce passivamente questa situazione, di cui è a conoscenza, completa l’insieme di personaggi che sono mossi da bisogno terreni, il bisogno dell’altro, che sono allo stesso tempo universali e quasi metafisici. E nemmeno la ricorrenza così importante è in grado di sospenderli, anzi, come accade spesso in questi casi, li esalta.
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